venerdì 21 gennaio 2011

My internship


Dopo quattro mesi abbondanti trascorsi qui, dopo tanti post sugli spunti che New York mi ha fornito, dopo un luuuuuuungo holiday break – che tecnicamente non è ancora finito – in cui ho fatto la turista con gli amici italiani che mi sono venuti a trovare, è giunto il momento di parlare del punto di partenza, il vero motivo per cui mi trovo qui: il mio tirocinio.
Eh sì, perché non sono mica venuta qua a pettinare le bambole – anche se potrebbe sembrare!


Background per chi non mi conosce: ho studiato psicologia a Padova, laurea triennale e magistrale. Prima di poter affrontare l’esame di stato per accedere all’albo, gli aspiranti psicologi devono fare un anno (1000 ore) di tirocinio professionalizzante. Aggratis.
E allora ho pensato: beh, tanto vale rendere questo anno interessante ed unire l’utile al dilettevole… quindi, eccomi qua. :)

Uno dei motivi per cui in questo blog non ho ancora parlato del mio tirocinio è che in realtà è ciò che mi ha occupato di meno, nei primi mesi della mia permanenza.
Tant’è che, pochi giorni fa, mi sono detta: bene, proviamo a contare tutte le ore che ho fatto finora, vediamo a che punto sono… non l’avessi mai fatto: ora ho in mano le prove oggettive che dicono che mi sono girata i pollici per quattro mesi.
Sia chiaro che non è colpa mia! Faccio parte di tre gruppi di codifica, il che significa riunioni tutte le settimane e qualche compito a casa, ho seguito le lezioni di psicopatologia dello sviluppo, mi sono offerta come volontaria per gli assessment e non ho saltato nemmeno un “big meeting” del laboratorio. Nonostante ciò (complice anche questo mese abbondante di stacco “natalizio”, diciamolo), sono ben lontana dalle 500 ore.

Ho quindi scritto alla mia tutor per esporle la situazione, e il giorno dopo sono andata nel suo ufficio per farmi dare qualcosa da fare. Risultato: dalle 12 alle 19 sono rimasta chiusa in laboratorio!
La prof. mi ha affidato il compito di organizzare il “syllabus” relativo al prossimo corso che insegnerà, “Child, Adolescent and Family Therapy”, dicendomi che probabilmente ne so più io di lei (ho seri dubbi al riguardo, ma sorvoliamo) e che me le avrebbe conteggiate come 100 ore di lavoro. In pratica, ho dovuto controllare che tutti gli articoli per gli studenti fossero nella sua chiavetta e/o in formato cartaceo, sceglierli e suddividerli in base agli argomenti delle lezioni… in parole povere le ho organizzato il corso, decidendo cosa dovrà essere letto e studiato da chi lo frequenterà. Lei mi ha proprio detto: “Fai come vuoi… è tuo, hai carta bianca”. Credo di aver avuto questa espressione sul viso: O___O
Il lavoro l’ho fatto, fondendomi un po’ il cervello, assalita da un milione di dubbi amletici e sentendo il peso di una responsabilità non da poco.
La prof è stata molto soddisfatta, mi ha ringraziato un miliardo di volte tirando anche in ballo la mia “super competenza”… o.O
Mi fa molto piacere, ma non mi sento affatto super competente… forse sono self-confident e quindi appaio molto competente?!

Fatto sta che tutto ciò, oltre che farmi guadagnare qualche ora (e sono in arrivo altri compiti simili a questo), mi ha fatto anche riflettere su quanto sia diverso il mondo universitario americano rispetto a quello italiano… almeno secondo la mia esperienza.

Qui ho notato subito che il clima, sia in laboratorio che a lezione, è differente: i docenti chiamano gli studenti per nome, e viceversa (attenzione: ho detto nome, non cognome), ci si parla in modo amichevole. Ci si considera alla pari, nonostante esista una gerarchia: i professori consultano i loro studenti per ogni questione, ascoltano le loro opinioni e le tengono veramente in considerazione, affidano loro compiti di responsabilità (come è successo a me). C’è collaborazione totale: non c’è qualcuno che sfrutta il proprio potere ed ordina ai subordinati di agire, ma al contrario c’è un continuo scambio di favori, informazioni ed idee dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso.
In laboratorio, i progetti sono ideati, sviluppati e portati avanti dagli studenti: i group leader sono ragazzi che stanno facendo dottorati o che addirittura devono ancora laurearsi. Viene lasciata loro piena libertà, i professori sono soltanto punti di riferimento a cui rivolgersi per non perdersi per strada, ma le menti degli studenti sono motori capaci di muovere grandi progetti.
E’ anche vero che il sistema universitario è organizzato in modo che gli studenti siano effettivamente fin da subito molto più competenti di quanto siamo noi colleghi italiani. Le classi sono poco numerose, il che facilita discussioni sempre stimolanti. I libri di testo sono integrati o addirittura sostituiti da moltissimi articoli assegnati come “compiti a casa” da preparare per le varie lezioni, che ovviamente sono molto più interattive rispetto alle nostre. Non solo: gli studenti devono attivamente partecipare per tutta la durata del corso, perché i voti finali sono il risultato di tante piccole prove in itinere... la maggior parte delle volte, si tratta di scrivere degli articoli. Sì, dei veri articoli, scegliendo l’argomento specifico, facendo ampie “literature reviews” al riguardo e mettendoci del proprio per rielaborare tutto ciò che si è appreso. E se si copia, si è puniti con l’espulsione dal corso di laurea.
Per forza, con un “addestramento” così, dopo un paio d’anni li si può caricare con compiti di responsabilità… sanno quello che fanno, e i docenti sanno che possono fidarsi ed affidarsi a loro!
Credo che chiunque abbia studiato o stia studiando in una qualsiasi università italiana possa immediatamente capire l’abisso che separa i due mondi…

Chiusa la parentesi riflessiva.

Quello che spero è di lavorare lavorare e lavorare in questi ultimi due mesi… oddio, non che mi lamenti dell’abbondante tempo libero, ma intanto che sono in ballo mi conviene ballare! :)

5 commenti:

  1. e brava la mia ragazza!! è giusto far fruttare il più possibile il tempo a disposizione, cogliendo le opportunità. Avere 20/25 anni significa anche questo, farsi il proprio patrimonio. momy

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  2. Bisogna che ti sbrighi co le 500 ore che mancano perché circa 100 le dovrai passar con noi!!!! Edi Sauro

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  3. Sei super !!! Vai così che sei sulla buona strada. Penso che questa esperienza ti insegnerà molto e quando tornerai per lavorare in Italia avrai una marcia in più rispetto a molti.
    Ciao
    Uncle Albert & Grandparent Henry

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  4. Grazie a tutti per il supporto! :)

    E Edi a voi vi metto nei buchi fra un pezzo di tirocinio e l'altro :P

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  5. Ciao! Spero che riuscirai a leggere questo commento.
    Dovrò fare anche io il mio tirocinio per l'esame di Stato e ho sempre voluto fare la tua stessa esperienza.. non ho trovato molte informazioni in giro, ma il tuo blog mi piace molto!
    Sto leggendo i vari post, ma finora non sono riuscita a trovare informazioni su dove tu abbia svolto il tirocinio o su come tu lo abbia trovato.. mi saresti veramente di grande aiuto!
    Se preferisci possiamo scambiarci un contatto email, fammi sapere se puoi :)

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