sabato 2 aprile 2011

New York, in the end

Oggi, nelle pause fra un aereo e l'altro, mi sono messa a scrivere. 

Un paio di settimane fa, in un ristorante di Brooklyn, un amico mi ha posto una domanda: "Secondo te, cos’è che rende New York così unica?”.
Ho saputo immediatamente cosa rispondere: New York è unica perché ha tutto il mondo dentro di sé. Letteralmente. È un microcosmo, una riproduzione in scala di tutti i paesi del mondo, un mosaico composto di tessere tutte diverse. Percorrendo le sue strade, si incrociano segni di tutte le culture: nelle insegne dei negozi, nei ristoranti, nei profumi, nei colori, nei volti delle persone e nei loro accenti. Credo che non ci sia un altro posto simile: penso che la Grande Mela in questo sia il vero ombelico del mondo, un melting pot ricchissimo di sfumature.
E tutto ciò la rende un concentrato di energia in continuo movimento. Lo senti forte e chiaro, semplicemente camminando per le sue strade, ed all’inizio può essere fin troppo travolgente. Ma, in pochissimo tempo, la città ti accoglie a braccia aperte e ti rende parte di sé… una volta che ti immergi completamente, inizi a fluire con quell’energia. La assorbi, prendi il ritmo, ti senti parte del tutto. È per quello che, poi, andarsene è così dura: ti senti sradicato, strappato da un luogo al quale ormai appartenevi, che non è solo un luogo geografico, esterno, ma che ormai ti è entrato dentro e ti scorre nelle vene. Fa male, andarsene da New York. Anche se sai che non è un addio, perché lei continuerà a scorrerti nelle vene e ti richiamerà a sé.
Il bello è che, se sei recettivo, tutta quest’energia non circola intorno e dentro di te a casaccio, ma viene incanalata. Quasi automaticamente, la vedi prendere una traiettoria precisa, poi un’altra, poi un’altra ancora. Se sei recettivo, l’energia non viene sprecata, ma si trasforma e ti trasforma. Dopo sei mesi e mezzo, posso dire che New York mi ha aiutato a reinventarmi. E pensare che non sapevo nemmeno di volerlo fare! È successo tutto naturalmente, io non ho fatto altro che accogliere tutti gli spunti che la città mi ha dato. È come se la città stessa mi avesse fornito gli strumenti per sentire meno la sua mancanza, una volta a casa. Mi ha reso più ricca, così da bilanciare lo scompenso dato dal fatto di tornare in una piccola città di campagna. Essendo più ricca io, saprò osservare la mia città con uno sguardo nuovo, e proietterò su di essa ciò che ho dentro. So che questo accadrà, una volta superato lo strappo iniziale.

Quel giorno, a Brooklyn, il mio amico ha posto anche un’altra domanda: “C’è un’aspettativa che avevi e che è stata tradita?”.
Lì per lì non sapevo come rispondere, mi pareva che ogni aspettativa che avevo fosse stata rispettata, o addirittura superata. Poi mi è venuto in mente: ma certo, avevo una grossa speranza che non si è affatto tradotta in realtà! Ero quasi convinta che New York mi avrebbe regalato anche un grande amore, il ragazzo americano su cui tanto ho fantasticato. Ma probabilmente ho visto troppi film, o forse – come mi hanno detto tutte le americane con cui ho parlato – a New York non ci sono gli americani veri. Dicono che per trovare l’amore non è la città giusta. Eppure, la maggior parte di loro è fidanzata… misteri.
In ogni caso, tutto questo cercare l’uomo giusto e non trovarlo mi ha fornito un sacco di materiale che racchiuderò in un libro. Ed ecco che anche le disavventure possono trasformarsi in qualcosa di positivo! Visto che potenza ha l’energia di New York?

Stamattina, mentre il mio autobus attraversava e lasciava Manhattan, ho pianto. All’aeroporto di Newark, ho lottato con le lacrime per non farle uscire. Sull’aereo verso l’Europa, stessa cosa.
Ora sono all’aeroporto di Monaco, in attesa del prossimo volo, e sentire così poche persone che parlano inglese mi fa un po’ impressione.
Non posso credere che sei mesi e mezzo siano passati così in fretta, devo abituarmi all’idea… ma New York mi accompagnerà, e mi aiuterà.

Leaving New York, never easy - it's pulling me apart
I told you, forever, I love you, forever

Ed ora sono a casa, un pò spaesata. 
Inizia un nuovo capitolo, una nuova avventura... 

5 commenti:

  1. Ciao Arianna,
    sono Carmine, di Agenzia Italia America; volevo farti tanti complimenti per il tuo blog, e per questo post a dir poco meraviglioso! Posso dirti che ho provato le tue stesse sensazioni quando anche io lasciai NY. Ti assicuro che sono passati quasi due anni e la nostalgia cresce invece di diminuire...se vuoi fai un giro sul blog, magari sarebbe bella una intervista sulle impressioni che NY ti ha lasciato! Sulla home del blog, intitolato "Un ponte sull'Oceano", trovi la mail!
    Spero che aver lasciato la grande mela non sia stato eccessivamente traumatico! A presto,
    Carmine

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  2. Verrebbe voglia di consolarti ma la dolcezza e l'amarezza sono, per un ricercatore vero, lo yin e lo yang, l'uno non esiste senza l'altro.... Ed e' bene goderne fino n fondo, anche in mezzo alle lacrime. L'intensita' dell'esperienza arriva anche a noi che circoliamo nel tuo campo. Brava. Grazie!
    Zia

    P.s. Grazie anche perche' se non era per te forse noi NY non l'avremmo cercata....

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  3. Ciao Arianna!!
    Sono Alberto, tuo conpaesano in due sensi, Piangipane e New York.Molto bello e azzeccatissimo quello che hai scritto di NY.Parlano tanto del mal d'Africa, beh io penso che a NY ci sono tutti i continenti e quindi una volta lasciata la citta' e' come un mal d'Africa moltiplicato per cinque.Io lavoro molte ore e non ho molto tempo per uscire, ad ogni modo ogni volta che esco, torno a casa con 8-10 email di amici nuovi, che aumentano e si perdono man mano che il tempo passa.Questo per dire che a NY ogni giorno e' assolutamente differente dall'altro se lo vuoi.So per certo che in qualche anno(4-5) dovro' lasciare NY per problemi di famiglia.Adoro la mia terra nativa e il mio paesino dove sono nato, ma solo il pensiero di dover lasciare NY mi terrorizza.Per questo ti capisco Arianna e le tue parole mi hanno fatto pensare molto a quel giorno.Ad ogni modo Arianna, siamo fortunati di essere cresciuti in una grande terra, la ROMAGNA e quindi, come hai scritto tu, una volta tornato a Ravenna, New York mi accompagnera', mi aiutera' sicuramente.
    Di nuovo complimenti per quello che hai scritto!

    P.S. Hey, ad agosto saro a casa in Italia.Non ci siamo visti a NY, pero' forse a Piangipane che e' un po piu piccolo ci saluteremo?

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  4. @Carmine: grazie mille per i complimenti! Ho notato che New York dà queste sensazioni un pò a tutti... è proprio una città che ha qualcosa di magico! Per l'intervista mi farebbe molto piacere, appena ho tempo vado sul blog e ti mando un'email! :) A presto!

    @Alberto: è verissimo che a NY ogni giorno è diverso dagli altri se lo si vuole! E' vero anche che siamo fortunati, perchè la Romagna è una bella terra... ma è proprio tutta un'altra musica! Comunque sì, dai, Piangipane è talmente piccola che ad agosto DOBBIAMO vederci! :)

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