giovedì 31 marzo 2011

Thank you


Fare la valigia è veramente dura. Vorrei portare a casa tante cianfrusaglie inutili che invece dovrò abbandonare. Vorrei portare a casa anche la mia meravigliosa e caldissima coperta, ma temo sia decisamente troppo pesante e voluminosa… e poi voglio comprare un barilotto di sciroppo d’acero, ma è pesantissimo! In ogni caso i bagagli procedono, anche se non mi fido di questa bilancia e quindi sto temendo di superare il peso consentito… non so se comprare questo sciroppo d’acero o no. È il dilemma che mi attanaglia di più.

A parte queste elucubrazioni, alla vigilia della partenza mi è venuta voglia di fare una lista di ringraziamenti… non i soliti, però. Non quelli “generici” che si fanno quando si fa il bilancio di un’esperienza… voglio ringraziare per il “qui ed ora” di questo ultimo periodo, perché mi sta regalando tanto. Quindi, grazie:
- a Julia, perché anche se non compra la carta igienica e non pulisce casa è una buona coinquilina ed è la compagnia perfetta per chiacchierare ed uscire (purtroppo l’abbiamo fatto troppo poco)
- a Dan, che avrà tanti difetti ma mi ha dato la mia stanzetta in questa bella casa, ed è stato sempre gentile e disponibile quando ho avuto bisogno
- alla mia tutor, che oltre ad avermi permesso di fare questo tirocinio mi ha anche trattato come chiunque vorrebbe essere trattato, e l’ha sempre fatto con un sottofondo di dolcezza che non è da tutti
- alle mie compagne di laboratorio, soprattutto Jackie, Vickie, Nell e Hannah, con cui ho sempre fatto un sacco di chiacchiere piacevolissime… peccato che non le abbiamo portate fuori dall’università
- a Sherina, anche lei compagna di laboratorio, logorroica come me e piena di vitalità, con cui ho condiviso un sacco di parole, risate, interessi e musica
- ad Alice, perché grazie a lei non solo ho potuto vedere Nuok sotto un’altra originalissima luce, ma ho anche e soprattutto potuto conoscere persone interessanti, simpatiche e che mi hanno arricchito
- all’Ilaria, con cui in questi mesi abbiamo fatto di tutto di più, all’insegna della logorrea e dell’idiozia! Speriamo di continuare a Ravenna o da qualche altra parte del mondo, tanto abbiamo visto che tutto è possibile: anche ritrovarsi dopo più di 10 anni!
- a Marco e Marianna, che metto in coppia solo perché sono una coppia, ma che sono dei grandi anche presi singolarmente, per tutte le chiacchiere, le idee le risate, le magnate, le bloggate, le cantate e le promesse di weekend romagnoli o piemontesi
- ad Andrea, per la compagnia, il sostegno e la sopportazione, i sorrisi e le risate, le partite di calcetto e il ping pong, l’aria rassicurante, la dolcezza, la schiettezza, e per l’affinità elettiva… che quando c’è, si sente. :)  (anche se non ha il dono della puntualità :P )
- a Vivien per il suo accento francese che mi mancherà, per le pazze risate, per la lentezza con cui calibra ogni mossa a calcetto e per il suo telefono funzionante (ma anche lui, zero puntualità :P )
- a Francesca per la compagnia in queste ultime giornate, per il suo modo di parlare che mi fa ridere automaticamente e per la sua simpatia
- ad Andrew, perché incontrare un half-newyorker che parla italiano con l’accento romagnolo più forte del mio… non ha prezzo!
- ad Antonio per le chattate serali – mie – barra notturne – sue
- alla Paciu, who is always on my mind, soprattutto ogni volta che la musica qua mi circonda e io me la immagino sui palchi newyorkesi, e con cui non vedo l’ora di recuperare tutto questo tempo!
- a Matteo, che mi ha tenuto compagnia costantemente in questi mesi, sorprendendomi piacevolmente
- a tutti quelli che ho incrociato e mi hanno regalato un sorriso
- a tutti i ragazzi cretini ed  incapaci di relazionarsi alle donne che ho incontrato e che mi hanno fornito materiale succoso per il mio libro
- a New York, che amerò per sempre e che spero di rivedere presto.

lunedì 28 marzo 2011

Salutare la città e salutare le persone

Sono giorni frenetici. Finalmente, riesco a trovare un pochino di tempo per fermarmi e scrivere... anche se forse sarebbe più saggio se iniziassi a fare dei tentativi seri di "invaligiamento".
Già, perchè è arrivato il momento: venerdì si parte e si torna a casa. Che per certi versi è un bene, per certi altri un male... e che male!
Ho iniziato - e in realtà, purtroppo, anche quasi finito - a salutare i "miei" luoghi, i pezzetti di New York che avranno un posto d'onore nei miei ricordi e nel mio cuore. Sono tornata a Coney Island, ovviamente a Central Park (facendo le ultime foto esattamente dove avevo fatto le primissime... e senza volerlo! E' stato un "caso"), poi anche il mio supermercatino Trader Joe's... e in generale, cammino per la città in modo molto più consapevole: quando guardo un palazzo, entro in un negozio o passeggio sul marciapiede di una strada, so che potrebbe essere l'ultima volta, il che mi provoca guizzi di malinconia improvvisa.
Ma sto anche continuando a scoprire angoli nuovi di città, perchè New York è una continua sorpresa! Quindi ho esplorato la zona di Park Slope ed ho visto Prospect Park da un'altra angolatura, in più sono andata a Roosevelt Island usando la mitica funivia nuova di pacca! Non solo... avevo appena finito di recensire i ristoranti in cui ho mangiato, giusto? Ecco, negli ultimi tre giorni se ne sono aggiunti alla lista ben CINQUE!!!
Eh già, perchè oltre a salutare i luoghi ho iniziato anche a salutare le persone... questo ultimo mese è stato piacevolmente particolarmente denso di intrecci relazionali, ed ecco che le persone da salutare si sono moltiplicate!
Ho iniziato venerdì sera, con la vera e propria "goodbye night": prima sono andata con la mia coinquilina a sentire il suo ragazzo e la sua band suonare (in realtà per colpa del traffico abbiamo sentito solo una canzone, ma finalmente ce l'ho fatta ad andare ad un loro live!), poi ci siamo spostate al Fat Cat (locale di cui avevo parlato anche qui), dove ci hanno raggiunto l'altro mio coinquilino ed alcuni amici. Serata bellissima e divertente, a suon di calcetto e di ping pong che si sono protratti fino alle 3 e mezza di notte!
Il giorno dopo, con l'Italiano e il Francese siamo andati ad esplorare Park Slope, culinariamente e non. Poi la sera abbiamo raggiunto un'altra amica che stava filmando un timelapse di Manhattan dal Brooklyn Bridge Park... quando eravamo ormai quattro ghiaccioli umani, ci siamo buttati in una pizzeria per riscaldarci. E quindi, già due locali mangerecci nuovi.
Ieri sera, sempre con l'Italiano, il Francese e l'amica siamo stati in un terzo locale nuovo, a Greenpoint, perchè ci suonava un ragazzo molto bravo che avevo incontrato in metropolitana qualche giorno fa... e siccome era ora di cena, abbiamo mangiato lì.
Oggi invece sono andata al Chelsea Market con altri due amici: ci siamo sbafati due aragoste enormi, che ci guardavano in cagnesco ma che si sono lasciate sbranare moooolto volentieri! E poi, siccome siamo giovini, americanizzati e golosi, abbiamo concluso con una gita alla bakery. Aragosta e chocolate chip cookie, la nuova moda di noi ragazzi di oggi. Per cui, ecco gli altri due locali mangerecci che recensirò. Probabilmente quando sarò già in Italia.
Insomma... tutto questo mangiare ed uscire con gli amici fa ovviamente parte del processo di saluti, che si sta rivelando un'ottima scusa per divertirsi un sacco! E perdere un pò di ore di sonno, anche. E mettere su qualche chilo, come se non fossero già abbastanza. Ma anche chissenefrega!
I prossimi giorni il tran tran sarà esattamente lo stesso... con la differenza che, adesso, devo mettermi sul serio a preparare questi bagagli.

Ah, per inciso: a New York è ancora inverno. Il sole è meraviglioso e brillante, ma è un freddo che più freddo non si può, con aggiunta di vento malefico.
Cara la mia Italia, sarà meglio che tu mi accolga con un bel teporino... se no non vale!

mercoledì 23 marzo 2011

Considerazioni meteo

New York, per quanto riguarda il meteo, è schizofrenica. L'unica costante è il vento, che non si ferma praticamente mai. Per il resto, da un giorno all'altro tutto cambia radicalmente. Soprattutto in questo ultimo paio di mesi, in cui l'atmosfera della city si sta sforzando per far spuntare un barlume di primavera, ma c'è evidentemente qualcosa che la blocca... cara mia, già nostalgica dell'inverno ancor prima di lasciarlo andare? O forse sei solo sadica e ti piace vederci soffrire e gelare quando - per contratto - dovrebbero sbocciare i fiori e svegliarsi le bambine? Probabilmente sì, è sadismo... ci ha illuso regalandoci un paio di belle giornate la settimana scorsa, perchè evidentemente voleva anche lei godersi St. Patrick's day col sole, poi sarà che ha bevuto troppo e ha perso un pò il controllo della situazione... fatto sta che il giorno dopo sembrava quasi estate. Infatti sono andata a Coney Island, che sembrava il paradiso, e mi sono pure abbronzata/sbruciacchiata la faccia con molta soddisfazione. Poi si è resa conto che troppa gente aveva già inforcato le infradito e indossato minigonne e canotte: ha lasciato lì il sole per ingannarci, in modo che uscissimo di casa tutti svestiti e percepissimo troppo tardi il freddo che aleggiava nell'aria.
Lunedì s'è girata male (sarà umana anche l'atmosfera della city?) e ha fatto piovere, dopo di che siamo ruzzolati indietro in pieno inverno come se niente fosse.
Oggi, poi, è stata l'apoteosi: notte e risveglio con pioggia ghiacciata, freddo gelido, neve che andava e veniva, poi ancora pioggia, ghiaccio, tuonifulminisaette ed ora - che le precipitazioni sono finite - guardo fuori dalla finestra e cosa vedo? Quel tanto di neve che basta a ricoprire tutto di bianco! Unbelievable.
Ormai ho perso quel barlume di speranza che mi restava di vedere gli alberi di Central Park in fiore...

New York, diciamocelo: te la cavi molto meglio con l'autunno che con la primavera!

lunedì 21 marzo 2011

La casa delle decorazioni

Anche se non ho prove visive da fornire, perchè mi pare brutto fotografare le case altrui, non posso esimermi dal parlare di quella che mesi e mesi or sono ho ribattezzato come "casa delle decorazioni".
Mi sono trasferita in questo appartamento a fine settembre: loro avevano già esposto le decorazioni di Halloween. Niente di eccessivo, decorazioni sobrie: qualche aggeggino di plastica o legno alle finestre, una scritta "Happy Halloween" tutta colorata, e una specie di bandiera fuori, a forma di gatto nero seduto su una mezza luna.
Col passare delle festività, ho appreso che questo è il modo in cui decorano la loro casa: la bandiera esterna è immancabile e sempre bellissima e originale!
Ma soprattutto, il loro forte è il tempismo: appena passato Halloween, hanno decorato la casa per il Thanksgiving Day. Subito dopo quello, è stata la volta delle decorazioni di Natale. Poi sono spuntate immediatamente quelle di S. Valentino. Il giorno dopo, hanno decorato con la bandiera per St. Patrick... e ora, sono apparse le decorazioni di Pasqua. Quanto sono avanti questi? Mi mancheranno le loro decorazioni!
Vediamo se uno di sti giorni trovo il coraggio per fotografare almeno queste ultime...

Comunque, l'altro giorno ho percorso la strada sul loro lato (di solito sto sull'altro) e ho sbirciato il campanello: sono italoamericani. Non solo, ma hanno anche tutta una serie di ammennicoli e adesivi, alcuni molto carini, sull'unione fra italianitudine e americanitudine... carucci loro, oltre che super attrezzati! :)

domenica 20 marzo 2011

Dove ficco il naso, oggi?

Di NUOK vi ho già parlato diverse volte, linkando - fra le altre cose - anche un paio di miei articoli che sono apparsi lì... ora vi aggiorno, raccontandovi che la sua "mamma" sta avviando un nuovo progetto: quello di raccontare l'Italia con lo stesso stile originale e creativo con cui fino ad ora sono state raccontate New York e tutte le altre "sitis" (cities --> città). E' infatti nato Tometo, che vi consiglio di iniziare a seguire (anche su facebook) per raccogliere nuovi spunti... perchè si sa che quasi quasi si conosce meglio l'estero che casa propria!
Siccome io sono una curiosa di natura, sono andata a ficcare il naso anche fra le pagine di questa nuova creatura, e grazie alla sua mamma è stata pubblicata questa intervista, in cui racconto qualche pizzico di Ravenna, la mia city... che mi è anche servito per rimettermi un pò in carreggiata, iniziando a farmi mentalizzare il fatto che tra due settimane sarò di nuovo lì.

Intanto che sono qui, comunque, continuo ad aggiornare il post sui locali mangerecci di New York... stay tuned, perchè ne arriveranno altri! ;)

venerdì 18 marzo 2011

Fanatici dei leprecauni e delle sirene canterine (leggi: St. Patrick’s day parade e The Little Mermaid singalong)

Di giorno:
“One short day in the Emerald City!” – ah no, qui non siamo nel musical Wicked ma nel mondo reale… solo, in versione Irish-friendly. O Irish-fanatic, per meglio dire. Nel giorno di St. Patrick, tutti i newyorkesi si trasformano magicamente in irlandesi, e la città viene inondata da una marea di gente vestita e accessoriata di verde… la fiera dell’eccentricità giustificata. 
I premi per gli outfit migliori vanno assolutamente a bambini (più piccoli sono, più sono adorabili in versione gnomo color smeraldo) e ai cani. E quindi i complimenti (ma ne siamo proprio sicuri???) vanno a genitori e padroni. Fra l’altro, genitori che lasciano fotografare i propri figli neonati a perfetti sconosciuti, orgogliosi che la faccia del loro bambino finisca fra le mani di chissà chi… mah. Io comunque alcuni li ho fotografati, erano davvero troppo bellini.
La parata, di per sé, è piacevole ma niente di particolarmente eclatante: rappresentanze di società irlandesi, scuole superiori, forze armate e gruppi vari sfilano per ore, alcuni suonando (le marching bands delle scuole, a volte accompagnate da majorettes o sbandieratrici – e le tante, tante cornamuse insieme a percussioni di vario genere). Devo dire che sentire così tante cornamuse suonare, una volta tanto, mi ha fatto piacere! Anche se c’è chi dice che cornamusa + kilt è una tradizione solo scozzese… ma questi irlandesi paiono proprio convinti del contrario!
In ogni caso, la parte più divertente è osservare il pubblico: ce n’è davvero di tutti i colori… anzi, il colore è sempre quello: verde smeraldo. Però la fantasia ha la meglio su qualsiasi logica!
A parte la parata, è stato molto bello godersi il sole (che mi ha bruciato il naso) e il teporino primaverile, in compagnia di bella gente, proseguendo la giornata a passeggiare per Central Park dove il tutto è stato coronato da un paradisiaco waffle… meglio di così non si poteva fare!
Per il resto, stando a quello che mi avevano raccontato mi aspettavo di vedere in giro molti più ubriachi di quelli che ho incrociato in realtà… meglio così!

Di sera:
Ma è stato col calare del sole che la giornata ha dato il meglio di sé, toccando la perfezione: in programma, per me ed alcuni nuovi amici, c’era il singalong della Sirenetta – in inglese, ovviamente. A parte alcune peripezie logistiche per raggiungere il locale - The Bell House (che ci ha piacevolmente colpito), siamo stati molto stupiti di arrivare in un luogo gremito di gente! Tant’è che il film ce lo siamo dovuto vedere in piedi… il pubblico, che io pensavo sarebbe stato prettamente femminile, in realtà era metà e metà (anche se ho come l’impressione che gli uomini si dividessero soprattutto in due categorie: i gay e gli etero trascinati dalle fidanzate). Fatto sta che se in Italia qualcuno organizzasse una serata del genere, l’affluenza non sarebbe nemmeno lontanamente paragonabile, e soprattutto gli uomini non si farebbero mai e poi mai coinvolgere. Quelli presenti in sala, invece, si sono prodigati in performance indimenticabili recitando parti del film e risultando di gran lunga migliori delle performer femminili!
Fatto sta che, dopo un po’ di riscaldamento iniziale (come se non fossimo stati già tutti abbastanza esaltati), alla partenza del film si è scatenato il delirio assoluto! Un tifo da stadio ogni volta che compariva per la prima volta un personaggio, o durante le scene clou… con tanto di “buuuuuuuuuuuuuuuuu” verso le murene cattive che rovesciano la barca nella laguna, o verso Ursula trasformata in gnoccolona che ipnotizza il principe Eric.
E le canzoni? Le canzoni sono state l’apoteosi del singalong… tutte cantate a squarciagola da un pubblico coinvolto che più coinvolto non si poteva! Tutti talmente "dentro il personaggio" che ogni tanto i cori si sentivano anche per le battute parlate…
Ragazzi, è stato bellissimo. Meraviglioso. Un sogno divenuto realtà! Ho capito che NON SONO SOLA al mondo, non sono l’unica che ama la Sirenetta con tutto il cuore e le viscere, non sono la sola a sentirsi Ariel al 100%... siamo tanti, e c’è anche chi sta messo peggio di me!
Quindi grazie pubblico di mermaids e mermen, mi avete davvero regalato un’ora e mezza di nirvana disneyano!
P.S.: bisogna importare la formula del singalong in Italia… è una delle cose più divertenti che esistano! :D
P.P.S.: se il mio racconto non vi è bastato, potete trovare quello dei miei amici qui!

martedì 15 marzo 2011

Il gatto grasso e il calcetto rinforzato

Un'italiana, un italiano ed un francese vanno ad ascoltare musica jazz in un locale. 
Il locale si chiama Fat Cat, tutte le sere ci sono musicisti che suonano live jazz, e a notte fonda partono delle jam session che vanno avanti fino a mattina.
Dopo un pò di vicissitudini dovute a scherzoni della subway, i nostri tre riescono ad arrivare al club e si trovano davanti uno spettacolo inaspettato: non è il solito buco tipico newyorkese, ma è un locale spazioso, pieno di divani ma soprattutto di biliardi, calcetti, tavoli per il ping pong e per un altro gioco mai visto prima - con dei dischetti da far scivolare sulla sabbia. Su un lato, la "zona jazz" dove i musicisti stanno suonando.
L'atmosfera è meravigliosa e l'italiana pensa subito che ci dovrà tornare prima di ripartire.
E così i tre protagonisti vanno avanti per qualche ora a godere delle note che svolazzano nell'aria, in compagnia di una birra e tantissime chiacchiere.
Poi arriva il "momento calcetto" e, siccome manca il quarto giocatore, ci si organizza così: l'italiana deve trovare qualcuno che le piaccia, ed invitarlo a giocare. Impresa ardua, perchè gli americani presenti lasciano tutti a desiderare!
C'è un povero spagnolo solitario, seduto vicino a loro, che fa talmente tristezza che quasi vince l'onore di essere il quarto. Ma all'improvviso spunta un suo amico con due ragazze, e lo spagnolo esce dai giochi.
Data l'indecisione estrema dell'italiana, il francese prende l'iniziativa e va a reclutare un asiatico simpatico che si unisce per il primo match, in cui italiano+italiana stracciano francese+asiatico.
...ma mentre giocano, fra un attacco e una difesa, l'italiana ha una visione: alto, biondo, occhi in ombra ma intuibilmente chiari, lineamenti precisi da nordico. Ecco il prossimo quarto!
Quindi, finita la partita si congeda il povero asiatico bistrattato, che se ne va sorridente, e si parte all'attacco.
L'italiana arrugginita si fionda di fronte al biondo e lo invita a giocare. Lui ribatte con un "Io faccio schifo a calcetto, ma lui è bravo", indicando il suo amico. Che l'italiana aveva scambiato per una ragazza, e questo dice tutto. Va bè, se è l'unico modo per smuoverti da questo divano, manda pure il tuo amico ma almeno vieni ad assistere alla partita. L'amico, un finlandese freddino, gioca in squadra col francese. Frulla un sacco e grazie a questo per gli italiani si mette male. Ma con la classica ultima palla "chi fa questo gol vince tutto", italiano+italiana battono anche francese+finlandese. Yesss!
In tutto ciò il biondo, danese, non ha degnato di uno sguardo il match. Però poi, quando è stata ora di andar via, ha camminato continuando a fissare l'italiana e sorridendole. De-ci-di-ti!
Come sempre, è l'italiana che decide e prende in mano la situazione - grazie ai consigli dei fidi italiano e francese - e gli lascia il numero di telefono, consapevole di due cose:
1) il danese non chiamerà
2) i paesi del nord saranno la sua prossima meta.

In tutto questo, l'italiana, l'italiano e il francese hanno appreso con stupore che i calcetti americani hanno tre portieri invece che uno solo... comodo così!!!
E nell'aria c'è come l'impressione che il gatto grasso li rivedrà presto. Miao!

lunedì 14 marzo 2011

New York Knicks VS Indiana Pacers - la disfatta

Finalmente, dopo mesi di attesa, è arrivato il momento: sono andata a vedere una partita dei Knicks al Madison Square Garden!
Ho seguito l'NBA per alcuni anni quando ero una ragazzina, ovviamente tifando per i Knicks (perchè mio babbo era venuto in vacanza a NY ed io mi ero esaltata per osmosi). Poi ho "perso di vista" il basket, ma davvero non vedevo l'ora di assistere ad una partita live.
Siccome i biglietti costano tantissimo e vanno a ruba con mesi di anticipo, ci siamo dovute accontentare di una partita un pò scrausa: Knicks vs Pacers. Ma fa niente, l'esaltazione c'era lo stesso!
Madison affollato ma non pienissimo, tutto il pubblico dotato di magliette, cappellini e gadget vari (anche quelli costavano tantissimo... ma sti americani fanno un mutuo per tifare così agghindatamente?!).
Essendo una partita scrausa, mi aspettavo che i nostri vincessero. O per lo meno lottassero.
Macchè, sti Indiana hanno preso subito il sopravvento e ci hanno stracciato... giustamente! I Knicks avevano una difesa inesistente, e in attacco hanno sprecato la metà delle occasioni tirando ma mancando il canestro! Sono proprio un pò sfigati, diciamocelo... e sto Carmelo Anthony sarà anche acclamatissimo ma non è che ieri ci abbia fatto un gran figurone.
Comunque complimenti ai costruttori del Madison perchè anche dai posti più lontani del mondo (i nostri) si vede benissimo!

Dettagli che mi sono rimasti impressi:
la musica a palla che dava una carica bestiale (a noi ha fatto venir voglia di andare in discoteca),
le grida "DE-FENSE, DE-FENSE!" da parte di un pubblico che tentava di incitare dei giocatori troppo invorniti,
i giochini stupidi fatti nei tempi morti (tipo "fai finta di suonare il bongo, che poi ti inquadriamo e disegnamo un bongo sullo schermo, così sembra che stai suonando per davvero"),
le ballerine, i City Kids (ballerini anche loro) e il talent show dei bambini,
le musichine di scherno che il commentatore/dj faceva partire quando gli Indiana andavano in attacco,
le scritte che incitavano ad applaudire e fare casino,
i vips presenti fra il pubblico, che venivano inquadrati e proiettati sul megaschermo,
la proposta di matrimonio avvenuta nell'intervallo,
il tizio davanti a noi che si segnava meticolosamente in un taccuino tutti i punti e i falli e ogni tanto chiedeva qualcosa a gran voce ad un suo amico immaginario,
ma soprattutto: il pubblico che, desolato, a 6/7 minuti dalla fine ha iniziato ad andarsene dal palazzetto... della serie: "Non ce può fregar di meno di tutti i soldi spesi per il biglietto, fate talmente pena che ci obbligate ad abbandonarvi al vostro triste destino".

Bellissima l'esperienza della partita di basket al Madison, ma cari ragazzi: svegliaaa... GO KNICKS GO!

domenica 13 marzo 2011

Philadelphia here we come!

Ieri sono andata in gita con l’Ilaria: alle 9 di mattina abbiamo preso il nostro china-bus con partenza da Chinatown-New York ed arrivo a Chinatown-Philadelphia.
Abbiamo camminato per ore ed ore ed ore ininterrottamente, girando la città in lungo e in largo da brave turiste, il tutto all’insegna dell’idiozia più sfrenata… un successone!
E, gironzolando in questa che – in confronto a New York – sembra una cittadina mignon, abbiamo notato che Philadelphia è:
- la città dei murales. A quanto pare ce ne sono più di 3000… noi ne abbiamo visti molti meno, ma abbiamo camminato lungo il “mural mile”, ovvero un percorso di un miglio che tocca diversi murales spettacolari. Opere d’arte coloratissime dipinte (o spesso realizzate con un mix di pittura e mosaico) su pareti enormi, che lasciano a bocca aperta per la fantasia e la precisione con cui sono state realizzate e che veicolano messaggi sociali profondi. Tenete sempre gli occhi aperti, e lasciatevi stupire.
- la città dei mosaici. Altra cosa che lascia assolutamente a bocca aperta! Ci sono case completamente ricoperte di mosaici realizzati con pezzi di specchi e piastrelle… assolutamente stupende! E fra un disegno più o meno astratto e l’altro, sono inserite frasi e parole varie… non so nemmeno come spiegarlo, ma trovo che l’artista che le ha realizzate sia assolutamente geniale! Ad un certo punto abbiamo scovato una specie di “museo” di questo genere: in pratica hanno costruito una specie di labirinto tutto ricoperto di questo tipo di mosaico, con l’aggiunta anche di bottiglie, vasi, statuette, oggetti di ferro battuto, ruote di biciclette e oggetti vari ed eventuali (compresa la tazza di un wc). Noi abbiamo guardato solo da fuori, ma già così siamo rimaste totalmente affascinate! E siamo giunte alla conclusione che la nostra cara Ravenna, capitale del mosaico, dovrebbe modernizzarsi un po’ e far comparire questa sua evoluzione sulle proprie case!
- la città dei particolari. Dalle casette tutte colorate e tutte diverse una dall’altra, alle tante insegne “old style” che spuntano dalle costruzioni, ai segnali mai visti prima (tipo “In caso di incendio, portate in salvo il cane e il gatto”), alla statua di un bambino con un cane che regge il cartello di un parcheggio… insomma, vista da lontano potrebbe sembrare noiosa e piatta (anche in senso letterale: scordatevi i palazzi altissimi di NY), ma sono i particolari che fanno la differenza.
- la città delle bandiere. Ce n’è dappertutto e sinceramente non ho capito bene il motivo… danno colore anche loro, conferiscono un certo tono alla città, ma chissà perché ne mettono così tante, ovunque. Anche in strade di case apparentemente normali, si trovano ste sfilze di bandiere. Boh!
- la città della cheesesteak. Narra la leggenda che l’abbia inventata un venditore di hot dog, stufo di mangiare sempre e solo wurstel avvolti dal pane. Altro non è che uno sfilatino farcito di bistecca tagliata a striscioline e formaggio… a Philadelphia la troverete ovunque, ad ogni angolo (mentre gli hot dog sono stati aboliti). Nella zona sud della città c’è lo storico Pat’s - discendente di colui che ha inventato questo piatto - piazzato esattamente di fronte a Geno’s – l’altro colosso della cheesesteak. Il mio coinquilino mi ha consigliato di prendere un panino di qua, uno di là e poi di dividerceli per decidere quale fosse il migliore. Ma le cose sono andate diversamente: mentre eravamo in fila da Pat’s, indecise sul da farsi perché era un po’ troppo freddo per aver voglia di mangiare all’aperto, è entrata in gioco la concorrenza sleale sottoforma di un rasta nero, cameriere di un terzo locale, che si è avvicinato bel bello proponendo a tutti di assaggiare un sample della loro cheesesteak, al grido di “Il pane è lo stesso, è esattamente la stessa cosa ma la nostra carne è di qualità migliore!”. L’abbiamo assaggiata, era buona. Il suo locale aveva i tavoli al chiuso e sparava musica di Frank Sinatra nell’aria… la concorrenza sleale ha vinto e siamo entrate in questo pub frequentato da baldi giovani con la buzza da birra. Insomma, a parte ciò io ho mangiato questa cheesesteak che non è male ma non è neanche sto gran piatto paradisiaco. Però con Sinatra in sottofondo il mondo ti sorride a prescindere. E comunque, una volta uscite da lì abbiamo constatato che Geno’s batte Pat’s 1-0: la fila per le loro cheesesteak era decisamente più lunga!
- la città dell’Italian Market. Che poi è una via piena di negozi di prodotti italiani, soprattutto formaggi… provoloni enormi che pendono dal soffitto! Un tuffo nei profumi e nelle forme di casa, che fa bene allo spirito. A parte il fatto che ad un certo punto siamo inaspettatamente piombate in mezzo al puzzo di un negozio di pennuti (vivi) tutti stipati in gabbie… che ha un po’ rovinato l’atmosfera. Ah, poi pare che anche l’inventore della cheesesteak fosse di origine abruzzese. Insomma, noi italiani mettiamo il naso dappertutto come sempre! :D
- la città con le vie dai nomi Cip&Ciop-peschi. Tipo Chestnut (castagna) o Walnut (noce) street… quando torno a casa voglio rinominare la via dove abito e darle un nome del genere!
- la città senza dessert. Prese da un craving di cheesecake (la logica conseguenza alla cheesesteak) e dalla voglia di sederci un attimo per riposare i nostri piedi stanchi, abbiamo iniziato a pellegrinare da un locale all’altro aguzzando la vista in cerca di bakery, deli, o qualsiasi cosa potesse essere cheesecake-friendly. Niente. Abituate all'abbondanza di New York, siamo state prese da disperazione più totale: ma dico io, come cavolo è possibile che in tutti i locali ispezionati ci fosse un lunghissimo menu di cibi salati e NESSUN dessert??? Tristezza infinita… ci siamo dovute rinchiudere in un centro commerciale deprimente sperando che ci fosse una bakery. C’era, ma zero cheesecake e solo tanti dolci dai colori chimici. Allora ci siamo dovute accontentare di Starbucks, che però ci ha stupito: il frappuccino costa meno che a Manhattan, e ci hanno anche regalato dei dolci gratis! Tiè.
- la città dei Dunkin Donuts. A proposito di Starbucks, New York ne è tutto un fiorire… a Philly invece scarseggiano. In compenso, c’è un Dunkin Donuts ad ogni angolo di ogni strada!
- la città dei fiorelloni. Occhei che al momento c’è una mostra sui fiori (fra l’altro costosissima: sarà pure bella, ma 28$ sono un po’ eccessivi! Infatti col cavolo che ci siamo andate), ma da lì all’ilarità di vedere qualsiasi tipologia di persona con in mano un mega fiorellone di carta appeso in cima ad un bastoncino… ce ne passa! Il premio “portafiori più ridicolo dell’anno” lo vince un uomo visto al centro commerciale: era con moglie e figlia, entrambe comodamente sedute a mangiare un gelato con moooolta calma. E lui? In piedi, di fianco al tavolino, con la faccia contrita ed in mano questo fiorellone, tenuto bello dritto come se fosse un ombrello. L’ho anche immortalato, meritava.
- la città dei derelitti. Già in quel centro commerciale c’è venuta l’ansia perché eravamo circondate dalla tipica popolazione da Bronx… in più, per strada, ogni nanosecondo siamo state assalite da mendicanti più o meno distrutti che volevano i nostri soldi. Anche a New York ce ne sono, ma molti meno! E meno invadenti… insomma questa cosa ci ha un po’ inquietato, e siamo state felici di essere in due, soprattutto quando ha iniziato a scendere il buio.
- la città dei matrimoni pacchiani. Siamo andate a vedere la statua di Rocky, che si trova davanti al museo d’arte, un bellissimo palazzo simil-tempio in cima ad una scalinata, affacciato sulla città. Location perfetta per il book fotografico del matrimonio, abbiamo scoperto. Siamo state lì 10 minuti, ed abbiamo visto ben quattro matrimoni. Caratteristica comune: il kitsch. Spose opinabili, e colori e abiti degli invitati ancora di più: in un gruppo erano tutti neri e viola, in un altro sempre tendenti al nero macabro, nel terzo erano rossi scarlatti (con tanto di gilettini di raso improponibili) e l’ultimo gruppo era formato da giovani russe vestite da discoteca. Evviva la sobrietà!
- la città degli ubriachi verdi. A Philadelphia hanno evidentemente adottato un calendario a se stante: erano tutti convinti che St. Patrick fosse ieri. Strade e locali pullulanti di giovani vestiti di verde ed agghindati con tutti gli accessori “sanpatrizieschi”, incuranti del fatto che fosse il 12 marzo e non il 17. Fra l’altro, nonostante il freddo, erano tutti particolarmente spogliati: i ragazzi in maglietta, le ragazze scosciate. Sarà che da ubriachi la temperatura corporea sale… fatto sta che a furia di vedere così tanti simpatizzanti irlandesi in festa c’era venuta voglia di urlare a destra e a manca che avevano cannato di brutto la giornata!


Bene, direi che ho detto più o meno tutto quello che c’era da dire…
In sostanza: una gitarella a Philadelphia, se vi capita, fatela. A mio parere, un giorno è abbastanza, a meno che non teniate particolarmente a vedere i musei della città. In ogni caso, fateci un salto, vi resterà impressa. :)

venerdì 11 marzo 2011

Il motore dell'economia americana? La manicure!


Ebbene sì, i “nail salon” a New York sono tanti quanti gli Starbucks… ce n’è uno ad ogni angolo! 
Gestiti per la maggior parte da cinesi o sudamericani, sono più o meno fashion, più o meno moderni, più o meno costosi, ma tutti frequentatissimi. Il prezzo della manicure è talmente basso (intorno a casa mia circa 7$), e i nail salon sono talmente diffusi, che resistere alla tentazione è veramente dura… inizi proprio a sentire l’assoluto bisogno di andare a farti dipingere le unghie! Per esempio, in Italia a me non è mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello di andarmi a fare la manicure. Qua, invece, non ho resistito e mi sono trasformata in una ragazza vanitosa con le unghie colorate! (mai come le vere newyorkers comunque, che rinnovano il colore tutte le settimane)
La prima volta mi sono fatta trascinare dall’amica che si è sposata qui: con la scusa che lei voleva farsi la french per il matrimonio, l’ho accompagnata in un salone di cinesi vicino a casa e mi sono concessa questo “lusso”. Al grido di “Piccacàla!” (che poi voleva dire “Pick a color – scegli un colore”) da parte di una delle ragazze del centro, ho scelto la tinta più neutra che si potesse. Non so perché, ma avevo un certo timore nei confronti di questa pratica esotica.
Il risultato mi ha soddisfatto, e devo dire che la sensazione di affidarsi a qualcuno e farsi coccolare anche per una cavolatina del genere è piacevole. Però, sono giunta alla conclusione che non ha senso andare a fare la manicure se poi ci si fa mettere lo smalto color “unghia naturale”.
Allora, la volta successiva sono andata con la mia Paciu in un salone diverso, sempre vicino a casa ma stavolta gestito da sudamericane molto più calde e rassicuranti delle cinesi (per lo meno capivo cosa mi stessero dicendo). Fra l’altro, i loro smalti avevano nomi molto creativi per identificare i colori (mi è rimasta impressa la nuance “Big bag theory”): così, siamo uscite dal salone con le unghie color sorbetto alla fragola (la Paciu) e Maks, ovvero un bel rosso (io). Molta molta satisfaction.
Dopo di che ci sono tornata oggi per la terza volta, con l'Ilaria, in un posto ancora diverso dai primi (casa mia è circondata di nail salons!), di nuovo gestito da cinesi. Ho scelto uno smalto lilla che poi, purtroppo, sulle unghie si è rivelato più tendente al rosa. E io non sopporto il rosa. Ma va bè, mea culpa. Meno mea culpa invece è il fatto che la tipa mi ha messo lo smalto un po’ come me lo potrei mettere io… cioè abbastanza alla cavolo. Mmmh, c’è di meglio sulla piazza!
Buoni propositi per l’immediato futuro: prima di ripartire per l’Italia, torno dalle sudamericane e mi faccio manicure (voglio le unghie azzurre!) e pedicure.
Sarò comunque malinconica, ma almeno lo sarò in modo molto fashion.

domenica 6 marzo 2011

Stregata da Wicked

Wicked, l’ormai celeberrimo musical che racconta la storia della strega cattiva del Mago di Oz, ha talmente tanto successo che i biglietti per andare a vederlo non potete trovarli scontati da TKTS, come accade invece per tutti gli altri musical (a parte il Re Leone).
Fra l’altro è parecchio costoso e i biglietti vanno via come il pane, per cui è difficile accaparrarsi quelli più economici, se non comprandoli online con un bel po’ di anticipo.
Però però… c’è una speranza, anzi LA speranza: la lotteria! In pratica, per ogni spettacolo vengono messi in palio un tot di biglietti (solitamente TUTTA la prima fila e una parte della seconda) che altrimenti resterebbero invenduti, e i vincitori li possono comprare alla cifra stracciata di 26.25$ l’uno… funziona così: due ore e mezza prima dello spettacolo spunta l’addetto alla lottery (sempre lui, sempre vestito uguale, che dice sempre le stesse esatte parole e fa gli stessi identici gesti), che fa scrivere a tutti su un biglietto – verde ovviamente – il proprio nome, cognome e per quanti biglietti si sta partecipando (uno o due). Poi, dopo mezz’ora, l’omino chiude l’urna ed estrae i nomi dei vincitori, che vengono chiamati, messi in fila, controllati (bisogna avere ID e soldi cash in mano). Insomma, è una roba seria. :D
Chiusa l’introduzione tecnica, passo alla mia esperienza.
Ho provato la lottery con la Paciu e Moroso… non abbiamo vinto niente, e abbiamo notato una leggera tendenza da parte degli asiatici a fare man bassa di biglietti.
Poi l’ho provata con l’Edi e Sauro… e non abbiamo vinto niente. Abbiamo però avuto la conferma che gli asiatici hanno sbancato la lotteria, maledetti!
Ma ieri abbiamo ritentato… e di asiatici ce n’erano pochi (ma quelli che c’erano, hanno ovviamente vinto tutti O__O ). Ed è stato così che l’omino della lottery ha chiamato “Sòro Ericiello!”… Saurooooooooo! Sauro ha vinto la lottery e si è aggiudicato due biglietti!!! :D
Non sto qua a dilungarmi oltre sulle fasi organizzative successive (i biglietti erano due e noi eravamo tre)… ma ringrazio pubblicamente Sauro perché mi ha fatto un regalo di valore inestimabile lasciandomi il suo biglietto!
Grazie a lui, alle 14 l’Edi ed io eravamo in prima fila a guardare Wicked vedendo letteralmente sotto le gonne dei ballerini, e con la possibilità di osservare anche l’orchestra annidata sotto il palco!

Il musical è veramente meraviglioso (avrei dovuto dar retta alla Francy prima e alla Leonora poi), non so nemmeno come descriverlo!
Le musiche sono belle, coinvolgenti, i brani hanno testi molto significativi, in cui mi sono ritrovata completamente, ed è stato stranissimo perché non mi aspettavo di sentirmi così in sintonia con loro fin dal primo ascolto!
I personaggi sono caratterizzati in modo superbo, per esempio (e soprattutto) la gestualità di Glinda fa rotolare dalle risate!
La storia è avvincente ed avvolgente dall’inizio alla fine, non c’è un momento di pausa o di noia… ci sono tantissime – ed inaspettate – risate, così come ci si ritrova immersi in momenti di emozione profonda e commozione pura (ad un certo punto stavo lottando così tanto contro le lacrime, per evitare che sgorgassero, che mi faceva un male cane tutta la faccia). Nella trama ci sono i rimandi al Mago di Oz, c’è la difficoltà di essere “diversi”, c’è il rapporto problematico di Elphaba con la sorella, c’è la voglia di lottare per i propri principi senza cedere a compromessi, c’è l’amore con Fiyero… ma è sostanzialmente una storia che racconta l’amicizia, quella vera, indissolubile e commovente, fra Elphaba e Glinda.
Il cast è spettacolare: Teal Wicks, che interpreta Elphaba, è qualcosa di indescrivibile… la sua voce lascia a bocca aperta dal gran che è pura e bella e limpida, la sua mimica facciale è perfetta e lei è veramente bellissima nonostante sia verde. Superlativa! Nel ruolo di Glinda ieri c’era la sostituta Laura Woyasz, perfetta nella parte recitata ma con la voce un pelino troppo stridula in certe canzoni. Ci sarebbe da elencarli tutti, ma vorrei soffermarmi su Fiyero, ovvero Kyle Dean Massey, soprannominato da me e dall’Edi “Figheiro”… mi sono innamorata. Bellissimo in viso, un corpo perfetto che più perfetto non si può, sa cantare, ballare, recitare… è il mio uomo! Peccato che abbia scoperto che è gay, e questa è un’ingiustizia bella e buona! Fra l’altro, comunque, il suo personaggio mi ricorda molto qualcuno di mia conoscenza… tanta, tanta risonanza in questo musical! :) Per quanto riguarda tutti gli altri, vedendoli così da vicino ho notato un gran pullulare di giovani… avevano proprio le faccine da ventenni! Che bello vedere che da qualche parte del mondo i giovani possono ancora realizzare i loro sogni!
Ah, ultima menzione d’onore: i costumi. Stratosferici. Astonishing. Tutti diversi fra loro, ognuno era un’opera d’arte…
Un altro momento in cui a stento ho trattenuto le lacrime è stato quello dei “saluti” agli attori… insomma, gli applausi finali. Quando Teal-Elphaba e Laura-Glinda si sono abbracciate, ho avuto una visione della mia Paciu su un palco del genere… Paciu, secondo me there’s where you belong, e non mi stancherò mai di dirtelo!

Insomma, non so cos’altro aggiungere se non che sono passata dalla sponda degli scettici a quella dei sostenitori assoluti: se vi capita di essere a New York o a Londra dovete assolutamente andare a vedere questo spettacolo!
Per quanto mi riguarda, mi sa che prima di tornare a casa ritenterò la lottery per godermelo di nuovo…

Concludo con una parte del brano “Defying gravity”:
Unlimited
Together we're unlimited
Together we'll be the greatest team
There's ever been
Dreams, the way we planned 'em
...If we work in tandem
There's no fight we cannot win
Just you and I
Defying gravity
With you and I
Defying gravity
They'll never bring us down!

Ps: ho già detto GRAZIE SAUROOOOOOOOO ? :D
Pps: non c'entra con Wicked, ma vi ricordo che il post sui ristoranti è in continuo aggiornamento!